COLTIVARE LA MINDFULNESS DURANTE I MOMENTI CRITICI, Jon Kabat Zinn
Domande e Risposte
Franco Cucchio – Italia: Ciao Jon, ciao a tutti. Voglio esprimere la mia enorme gratitudine per quello che stai facendo. Durante la sessione di meditazione mi sono tornati in mente i versi di Dante Alighieri della “Divina Commedia”: Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai in una selva oscura / che’ la dritta via era smarrita”. Io la penso esattamente così, che noi abbiamo davvero smarrito la retta via già molto tempo fa, e che questa può essere l’occasione per ritrovare la luce in questo momento di oscurità. Dunque la mia domanda è questa: da parte mia e di alcuni amici insegnanti di MBSR che fanno parte di Motus Mundi, ma penso di parlare anche da parte di tutta la comunità di insegnanti di MBSR, in questo momento ci sono molte perplessità sulla possibilità di insegnare l’MBSR online. Nello scorso mese ho avuto l’opportunità di tenere delle lezioni online, per me è stata la prima volta, noi in Italia non siamo abituati ad insegnare online, e tuttavia ho trovato grande conforto sia per me stesso che per la comunità in questo momento difficile. Per cui volevo sapere cosa ne pensi tu della possibilità di insegnare online l’MBSR.
Jon Kabat-Zinn: Beh non importa ciò che penso io. Ciascuno di noi deve seguire il proprio cuore e fidarsi di questo senso di interconnessione. Io certamente mi sono chiesto la stessa cosa. Sai bene che non tengo delle lezioni online, ma in questo momento dobbiamo confidare in ciò che emerge da noi stessi. Quindi voglio dire non solo a te Franco, ma a tutta la comunità di insegnanti di MBSR, di condividere questa interconnessione, poiché ci troviamo adesso in un mondo nuovo, e non torneremo più al mondo come lo conoscevamo prima del COVID19. È una lezione da cui dobbiamo imparare per risvegliarci all’altruismo, alla libertà e a ciò che significa essere veramente umani. Altrimenti ripiomberemo in uno scenario da incubo, di quel capitalismo neoliberista in cui i livelli di sofferenza e di disprezzo e di differenze tra chi ha e chi non ha stavano raggiungendo delle proporzioni da incubo. La metafora che a volte uso è quella in cui noi tutti siamo delle cellule di un unico corpo del pianeta o di un unico corpo politico, per così dire, e dobbiamo tutti assumerci molte più responsabilità. La storia durante i tempi di crisi ci ha insegnato che i Governi prendono il controllo del potere in maniera totalitaria, così che diventa normale che il potere non venga più esercitato democraticamente, ed è come dire che all’interno del corpo il cuore prende tutto il sangue per sé, senza lasciare che il fegato, le ossa, o i muscoli o tutte le cellule del corpo ottengano abbastanza apporto di sangue. Il che naturalmente non fa bene alla nostra salute a lungo termine, né tanto meno al cuore stesso. Per cui noi dobbiamo imparare a trovare un modo per vivere su questo pianeta in maniera armonica. Ad esempio, il riscaldamento globale era un problema ben prima dell’avvento di questa pandemia, e infatti Bill Gates, solo tre o quattro anni fa, aveva previsto che avremmo avuto una pandemia, ma nessuno ha voluto prestargli attenzione, il che e abbastanza strano visto quanto Bill Gates è stato in grado di fare per questo Mondo! E adesso invece siamo stati costretti a svegliarci, d’altronde la Mindfulness è tutta una questione di risveglio, di consapevolezza, essa riguarda in definitiva come ottenere la libertà. E noi dobbiamo trovare il modo di riuscire ad introdurla nella nostra politica, nell’economia, nell’etica, nei nostri sistemi educativi. E non dobbiamo dimenticarci, quando ci saremo lasciati questa pandemia alle spalle, di cosa c’era prima e di quello che era considerato normale. Perché ciò che prima consideravamo normale era in realtà causa di una quantità enorme di disuguaglianza, di ingiustizia e di sofferenza. Ciò di cui abbiamo bisogno è di risvegliarci e di andare ben oltre la nostra specie come esseri umani, e non dobbiamo farlo nei prossimi 1000 anni o nei prossimi 100 anni, ma nei prossimi cinque o 10 anni, per i nostri figli, i nipoti e i nipoti dei nostri nipoti. Quindi ti ringrazio per questa domanda perché so che su questa piattaforma ci sono molti insegnanti di MBSR e di BCP e di BCD, non entrerò nei dettagli di questi acronimi, ma so che ogni persona presente qui ha di certo qualcosa da condividere con il mondo. Ed è il momento per ciascuno di noi di renderci conto di quello che realmente è più profondo e migliore all’interno di noi stessi. Non dobbiamo preoccuparci di come questo sembrerà, o di sapere se saremo completamente correnti oppure no, o se faremo errori. Dobbiamo fidarci del nostro cuore perché è la natura che si prende cura non solamente di noi, ma del mondo intero. Quindi Franco, grazie. C’è bisogno di coraggio e tu devi andare oltre ciò che pensi sia la tua capacità. Questo è parte fondante della Mindfulness, il fatto di non credere che possiamo essere incompetenti, o di pensare “chi sono io per insegnare questo tipo di pratica del Dharma?” Tu imparerai da solo da qualunque cosa tu scelga di fare. Non ti sto dicendo niente di nuovo, però tu sai che a volte bisogna ripetersi queste cose 50 miliardi di volte prima che entrino nella nostra testa J
Sarah – Qatar: Ciao, chiamo dal Qatar ma sono per metà egiziana e metà inglese.
Jon Kabat-Zinn: Oh, sei perdonata! J Ci troviamo tutti in circostanze inspiegabili in questo momento…
Sarah – Qatar: La mia domanda è la seguente: io sono una giornalista e seguo le notizie per 12 ore al giorno a causa di miei turni. Adoro assolutamente quello che faccio e non vorrei mai fare qualcos’altro, però ho anche una fibromialgia – per coloro che non conoscono questo tipo di malattia io provo dolore continuamente – per cui faccio davvero fatica a praticare la Mindfulness, perché c’è sempre questo dolore in sottofondo, e anche durante queste sessioni ad esempio persino le palpebre mi facevano male e dovevo muovermi. È difficile mantenere la concentrazione sul respiro, per cui sto cercando di coniugare le due cose: il dolore e la consapevolezza delle sensazioni del respiro.
Jon Kabat-Zinn: Grazie per aver fatto questa domanda. Se potessi vedere tutte le mani che si stanno alzando in questo momento sullo schermo capiresti che ci sono migliaia di persone che si trovano nella tua stessa condizione, perché è una condizione connaturata con il corpo. C’è una distinzione che è utile fare, tra il dolore e la sofferenza. C’è la cruda attualità, la cruda realtà delle sensazioni, e poi c’è l’emozione che sta dietro alle sensazioni, e poi ancora c’è la “cognizione” del significato che noi attribuiamo ad esse. La Mindfulness ti offre un nuovo modo di relazionarti con le sensazioni, siano esse piacevoli, spiacevoli o neutre, e questo è qualcosa con cui tu puoi “giocare”, e io ti suggerirei di provarci, di provare a giocarci in qualche maniera, direi quasi avventurosamente, senza costringerti a sentire nulla in particolare, semplicemente mettendo un tappeto di benvenuto alle tue sensazioni e domandandoti come sono queste sensazioni in questo momento. Chiediti come senti le tue palpebre, o le spalle, o qualsiasi altra cosa, provando a capire se quello che stai chiamando dolore è solo disagio, capovolgendo la tua prospettiva, in modo da sperimentare, proprio come stai facendo adesso in questa sessione. E dunque invitalo ad entrare, cerca di fare amicizia con esso, e vedi che cosa succede. Puoi vedere se c’è una sensazione e poi se c’è la consapevolezza di quella sensazione, e se queste due cose sono uguali oppure no. È qualcosa con cui puoi giocare, puoi provare e esercitare così il muscolo della consapevolezza, per scoprire di cosa tu hai davvero bisogno, di che cosa il tuo corpo ha bisogno in questo momento. Nei nostri programmi di MBSR abbiamo avuto migliaia di persone che avevano il tuo stesso problema, la fibromialgia, e attraverso la pratica, non attraverso di noi bensì attraverso pratica, loro hanno imparato a relazionarsi in maniera più saggia con esso. Nel lungo termine abbiamo rilevato degli effetti molto positivi per questo tipo di problematica. Di certo ciò non significa che tu non avrai più ciò che in effetti vorresti non avere più, ma devi cercare di non provare a forzarlo per farlo andare via o a desiderare che sia diverso da come effettivamente è. Io ti auguro tutto il meglio. Tutti sperimentiamo il dolore fisico, prima o poi. Il corpo umano è fatto per provare delle sensazioni e quindi tutti incorreremo prima o poi nel dolore o nella sofferenza del corpo. Uno dei fondamenti della tradizione buddista risiede proprio nella consapevolezza del corpo e in come possiamo liberarci dal dolore e dalla sofferenza che comporta. Grazie Sarah e buona fortuna.
Dan Siegel: Ciao Jon, grazie mille per queste incredibili sessioni di meditazione. È molto bello essere qui con te che ci guidi. La mia domanda è molto specifica ed è emersa nella sessione di ieri riguardo coloro che al momento sono impegnati in prima linea, soprattutto i medici, che si trovano in una posizione incredibilmente difficile. Domani io e i miei colleghi faremo una sessione di meditazione con circa 2000 persone che lavorano in prima linea, per cercare di aiutarli a coltivare la resilienza. Quindi la mia domanda è la seguente: vista questa particolare situazione che riguarda molti medici – domani la maggior parte dei partecipanti saranno medici provenienti dagli USA, ma tutti sono benvenuti da qualunque parte del mondo – tu sai che al momento non ci sono abbastanza ventilatori e sai che lo scopo della loro vita è quello di aiutare le persone. In questo momento questi medici non hanno ciò di cui hanno più bisogno, i ventilatori, appunto, e il loro dolore proviene dall’impossibilità di aiutare tutte le persone, e dal fatto terribile di trovarsi a dover scegliere tra la vita e la morte di alcuni, il che è assolutamente impensabile per loro. Quindi innanzitutto ti chiedo come poter dare loro aiuto per alleviare il dolore che stanno provando. E poi c’è un altro aspetto, personale, poiché quando lavorano non hanno le protezioni adeguate, e si trovano a contatto con persone contagiate e ad aver paura ovviamente di essere contagiati. E infine c’è un terzo aspetto, cioè la preoccupazione che torneranno a casa dai loro cari rischiando, anche se non hanno sintomi, di contagiare le persone care e le persone più vulnerabili come gli anziani.
Jon Kabat-Zinn: Grazie per aver fatto questa domanda. Uno dei maggiori problemi in questo periodo riguarda il fatto che ci dicono che ci sono i ventilatori e i dispositivi di protezione individuale, mentre in realtà non è vero. E ci troviamo in una sorta di situazione grottesca, una sorta di incubo. Io apprezzo veramente che tu e i tuoi colleghi domani abbiate deciso di tenere questa sessione di meditazione, e spero che tu possa rendere pubblico il link, in modo che noi tutti possiamo partecipare, perché anche se non possiamo fare niente materialmente, potremmo almeno essere presenti e far sentire loro che li sosteniamo. Nessuno dovrebbe mai essere messo nella posizione di dover prendere una decisione del genere e tu hai dipinto l’immagine in maniera vivida. Uno dovrebbe chiedersi quali sono le migliori opzioni per farlo, e attualmente le opzioni sono semplicemente di andare in battaglia e affrontare la morte con una mente agitata oppure andarci con una mente libera, mantenendo il maggior controllo e la maggior cautela possibile per proteggersi in queste condizioni, che al momento non sono ottimali. Non c’è un modo giusto per farlo. Questo fa parte della pratica della Mindfulness, cioè la possibilità di auto regolamentarci momento per momento, perché spesso i medici devono affrontare queste situazioni senza dormire, senza poter vedere la propria famiglia per settimane, perché magari hanno paura di tornare a casa, o perché quando tornano a casa diventano paranoici su quanto siano pulite le loro mani, o su quanto sia contagioso il proprio respiro e ovviamente non c’è una risposta semplice a tutto ciò. Quello che dobbiamo cercare di fare è aiutare queste persone a condividere la loro sofferenza e il loro dolore, e incoraggiarle a pensare che è possibile riposare in una mente “incosciente”, per evitare di essere coinvolti in qualcosa che non è altro che paura. Noi stessi ad esempio non possiamo fidarci di ciò che dice il Governo – se parliamo degli USA – perché riceviamo continuamente messaggi discordanti riguardo al contagio. Un’altra storia è questa mancanza di ventilatori, che impone ai medici a prendere delle decisioni sulla vita e sulla morte delle persone, e naturalmente nessuno ha mai pensato di laurearsi medicina di urgenza o è mai stato formato in medicina di urgenza per una cosa del genere. Nessuno può essere preparato a questo. Quindi io credo che l’immagine più giusta sia quella che ho utilizzato all’inizio di queste sessioni, cioè la necessità di non perdere la testa quando ne abbiamo più bisogno.
Dan Siegel: Vorrei inoltre chiederti Jon, se tu ti sei mai trovato in una situazione così complessa in passato, di certo non una situazione come questa ma in una situazione simile, e consigliarmi la migliore strategia per tenere questo tipo di meditazioni.
Jon Kabat-Zinn: Io credo che l’unica cosa che dobbiamo fare sia di aggrapparci, se così possiamo dire, alle sensazioni del respiro come una sorta di salvagente. Le persone che si trovano ad affrontare queste decisioni dovrebbero cercare di focalizzarsi solo sulle sensazioni del respiro, cercando di fare quello che devono fare senza pensare ad altro, senza farsi prendere dalla paura, senza perdere in un certo senso la loro integrità, ma semplicemente respirando e pensando a quel respiro come se la loro vita dipendesse da esso. Il che è vero non solo in senso letterario. È quel tipo di allenamento che tu sai che noi pratichiamo nella Mindfulness, che però spesso richiede anni e decenni per poter essere conosciuto, per poter essere messo in pratica, e in questo momento invece non abbiamo il tempo sufficiente per raggiungere quel risultato finale, per cui se tu mi chiedessi quale consiglio dare a queste persone, per me sarebbe questo: prestate la vostra piena attenzione a tutto ciò che c’è di fronte a voi in quel preciso momento, senza essere distratti e senza essere presi dalla paura. E ovviamente questo è facile a dirsi ma certamente tutt’altro che facile a farsi. Per favore ti chiedo di condividere quel link con noi, perché se fosse possibile vorrei essere anche io presente. Vedo qui le reazioni positive delle molte persone che sono presenti, perché in effetti i medici sono quelli che ci stanno salvando, e io credo che anche se noi non possiamo fare niente materialmente però possiamo essere presenti, possiamo dimostrare loro che siamo con loro, che li stiamo sostenendo, che possiamo piangere con loro per l’orrore delle circostanze che devono affrontare.
Anja – Belgio: Innanzitutto grazie per averci fatto un dono così grande. Sono certa che come me molte altre persone non avrebbero mai pensato di avere la possibilità di incontrarti “dal vivo”, diciamo così. Ecco la mia domanda: io sto finendo il mio training come insegnante di MBSR e il programma mi sta aiutando molto tra le altre cose per la mia emicrania, quindi sono molto grata a questo programma. Mi accade spesso durante lo yoga di non riuscire a fare alcuni movimenti. Ad esempio faccio un movimento come quello di alzare le braccia per qualche secondo e subito dopo devo mettermi sdraiata a causa del dolore, quindi la mia domanda è qual è il tuo consiglio per i pazienti quando accade qualcosa del genere durante la pratica dello yoga nell’MBSR.
Jon Kabat-Zinn: Innanzitutto ti suggerirei di non utilizzare la parola paziente per te stessa, tu sei una persona, non una paziente J In secondo luogo ti direi che tu puoi provare a giocare con questa sensazione, puoi provare ad alzare le braccia e sentire come ti senti, e prima di lasciarle ricadere prova a fare un altro mezzo respiro e a sentire la fatica, il disagio e solo dopo a lasciar cadere le braccia. Prima di lasciar ricadere le braccia, ascolta le tue sensazioni e poi senti qual è il risultato nel momento presente, e gioca con queste sensazioni. Dopo puoi provare a sollevarle ancora un po’ e a vedere se ci riesci, oppure puoi aspettare cinque minuti e poi provarci di nuovo… Se sei determinata a riprendere il controllo del tuo corpo posso dirti che io ho lavorato con migliaia di persone che si trovavano in queste condizioni e hanno trovato il modo di ritrovare una piena mobilità del proprio corpo, convivendo con sensazioni spesso dolorose. Ti dico che è una cosa realizzabile se si è disposti a fare un certo tipo di lavoro, che è più gioco che un lavoro, e comporta una sorta di curiosa “esplorazione” delle sensazioni del corpo, e soprattutto sulla parte a cui maggiormente non si desidera prestare attenzione. Dunque ti invito a fare yoga seguendo il tuo ritmo, ascoltando il tuo corpo.
Prima di lasciarvi volevo chiedervi una cosa. Quando Soren riattiverà l’audio di voi tutti, vi chiedo di dire qualunque cosa abbiate in mente, come avete fatto la volta scorsa. Per per me è stato davvero molto commovente poter condividere questo senso di “umanità” con le più di 900 persone presenti.
Quindi per i momenti che restano, assumiamo una postura che incarni dignità e sentiamo questo momento, lasciando andare tutto ciò che viene e tutto ciò che deve ancora venire, senza cercare di allontanarsi dall’orrore e dalla paura che sono presenti qui in questo momento; senza pensare al futuro, alla pandemia, alle curve epidemiologiche nel nostro Paese o in tutti gli altri Paesi, semplicemente trovando rifugio qui nel nostro cuore. Ho sottolineato più volte che in certo senso siamo tutti rifugiati, e come rifugiati traiamo beneficio dall’imparare che esiste un rifugio all’interno del nostro stesso essere. E siate presenti qui, in questo momento, ovunque voi siate. In questo respiro che entra e che esce, lasciando riposare il corpo della consapevolezza.