Le rapide e radicali trasformazioni della nostra società hanno condotto i genitori a sentirsi sempre più disorientati e privi di un substrato culturale cui riferirsi nel loro agire.
Si sono modificati, infatti, i metodi e i compiti educativi, nonché i ruoli del padre e della madre all’interno del sistema familiare, e si sono diffusi sempre più nuovi modelli familiari quali le famiglie di fatto, le famiglie allargate o monoparentali (in cui è presente un unico genitore) e le famiglie miste (composte da genitori di cultura, religione, etnia diverse).
Avere la possibilità di riflettere sulle modalità e sulle problematiche psicologiche legate alla crescita dei figli e sulle difficoltà che come genitori si devono affrontare, può aiutare ad essere più comprensivi con sé stessi, a svolgere con una minore ansia, minori sensi di colpa e con piacere la funzione di genitore, nel pieno rispetto della propria identità e delle “altre” esigenze di una persona adulta. Un modello di “genitorialità consapevole” è stato descritto come una competenza genitoriale fondamentale (Steinberg 2004; Kabat-Zinn e Kabat-Zinn 1997). Ad oggi, infatti, sono molteplici, nel panorama internazionale, i contributi della mindfulness per migliorare l’efficacia degli interventi sulla genitorialità (Dumas 2005).
Una “genitorialità consapevole” implica l’estensione dei concetti e delle pratiche di mindfulness nella relazione genitore-figlio. Grazie alle pratiche di mindfulness, infatti, i genitori riescono a sviluppare un atteggiamento più calmo, con una maggiore coerenza e una maggiore conformità e rispetto dei loro obiettivi e valori, pur generando uno stile caldo e affettuoso nella relazione genitore- figlio.
Essere genitori consapevoli, porta, inoltre, ad una più positiva relazione genitoriale (ad esempio, maggiore fiducia e condivisione emotiva), ad una maggiore flessibilità, ad una diminuzione del livello di stress legato al ruolo genitoriale, ad un uso più saggio di strategie educative e ad un maggiore benessere generale familiare, consentendo di:
– maturare un atteggiamento non giudicante verso sé stessi, gli altri e l’esperienza
– sviluppare attitudini più ottimistiche e positive
– allentare l’identificazione con le attività della mente ed eliminare le rimuginazioni
– imparare a differenziare tra i pensieri che aiutano e quelli che non aiutano
– acquisire una tecnica di attentional control finalizzata sia allo sviluppo di maggiore capacità di “differenziazione” dei propri ed altrui pensieri, emozioni e comportamenti, sia di decentering
– coltivare la capacità di essere nel momento presente
– non accanirsi su ciò che “dovrebbe essere” per abbracciare “ciò che è”
– avere cura di sé e degli altri
Un approccio consapevole alla genitorialità, in genere, è stato suggerito come una via per la promozione delle relazioni di attaccamento sicuro (Siegel e Hartzell 2003) promuovendo lo sviluppo dei cinque aspetti fondamentali per una sana relazione genitore-figlio:
1. l’ascolto con attenzione,
2. l’accettazione non giudicante di sé e del figlio,
3. la consapevolezza emotiva di sé e del figlio,
4. l’autoregolazione e l’autoregolamentazione delle emozioni nella relazione genitore-figlio,
5. la “gentilezza amorevole” e la “compassione” per sé e per il figlio.
Un approccio consapevole alla genitorialità può,quindi, interrompere il ciclo distruttivo di negatività e di disimpegno che può diventare radicato e quasi “automatico” per alcuni genitori-figli (Dishion et al. 2003). La mindfulness e la genitorialità consapevole sono, infatti, potenziali risorse psicologiche nel processo di far fronte allo stress e di coping (Lazarus e Folkman 1984; Folkman 1997), permettendo ai genitori di esercitare variegate e più adattabili strategie di risoluzione dei problemi e di gestione del conflitto e, quindi, di evitare anche l’influenza potenzialmente dirompente dello stress psicologico sul proprio benessere e sulla genitorialità.